Uno studio mostra che i bisessuali corrono rischi maggiori: esplorare il legame tra bisessualità e rischi

Un nuovo studio rileva che i fattori genetici associati alla bisessualità maschile possono promuovere comportamenti a rischio e aumentare le dimensioni della prole

In un recente studio pubblicato sulla rivista Science Advances, un team di ricercatori dell'Università del Michigan ha fatto una scoperta interessante: i fattori genetici associati alla bisessualità maschile sembrano essere collegati a comportamenti più rischiosi e all'avere più figli. Lo studio, che si è basato sul database Genetics and Health Information Database della BioBank del Regno Unito, che comprende 450.000 europei, fornisce una prospettiva unica sulla genetica alla base del comportamento sessuale.

Il team ha scoperto che i geni alla base del comportamento bisessuale sono diversi da quelli che guidano il comportamento esclusivo dello stesso sesso e che questi geni possono essere associati alla tendenza ad assumere rischi. Questa associazione con il comportamento a rischio può spiegare perché gli uomini con una storia di comportamento bisessuale hanno ancora un numero significativo di figli, anche se ne hanno di meno rispetto agli uomini eterosessuali. Questa scoperta fornisce nuove informazioni sulle basi genetiche del comportamento sessuale e sul modo in cui questi geni persistono negli esseri umani.

Tuttavia, lo studio non è privo di controversie. Alcuni temono che associare l'avventura alla bisessualità possa perpetuare stereotipi falsi e dannosi sui bisessuali, portando alla discriminazione. L'autore principale Jianzhi Zhang, biologo dell'Università del Michigan, e la coautrice Siliang Song, studentessa laureata, sottolineano di non avere alcun giudizio morale sull'assunzione di rischi e di ritenere che vi siano aspetti positivi e negativi nell'assunzione di rischi, proprio come in tutte le caratteristiche.

Il team di ricerca ha anche chiarito che il loro studio mirava ad aumentare la comprensione della diversità e della ricchezza della sessualità umana, piuttosto che implicare o avallare la discriminazione sulla base della sessualità. Hanno anche sottolineato che lo studio è stato limitato alle persone di origine europea per evitare risultati errati da una popolazione stratificata, ma questo significa anche che i risultati potrebbero non essere pienamente applicabili a persone con circostanze culturali, sociali, economiche e/o politiche diverse.

Inoltre, alcuni scienziati hanno sottolineato che, poiché la maggior parte delle persone incluse nei dati della Biobanking del Regno Unito ha più di 50 anni ed è cresciuta in un'epoca in cui l'omosessualità e la bisessualità erano maggiormente stigmatizzate, ciò potrebbe aver influenzato il modo in cui hanno risposto alle domande e quindi la rappresentatività dei risultati dello studio.

Nonostante le controversie e le limitazioni, questo studio fornisce senza dubbio una nuova prospettiva nella comprensione delle basi genetiche del comportamento sessuale. Come sottolinea Cheung, esplorare se il sesso è discreto o continuo e se l'omosessualità e la bisessualità hanno basi genetiche diverse è un argomento importante che merita di essere studiato. Con il progredire della ricerca scientifica, ci aspettiamo in futuro altre scoperte che ci aiuteranno a comprendere meglio la complessità e la diversità della sessualità umana.

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